NextGenerationEU è il programma da 750 miliardi di euro che contribuirà a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia di coronavirus, per creare un’Europa post COVID-19 più verde, digitale, resiliente e adeguata alle sfide presenti e future.

Ogni Stato membro è stato invitato a presentare alla Commissione Europea entro il 30 aprile 2021 il proprio Recovery Plan, quale progetto di riforma nazionale necessario per l’accesso alle risorse europee.

Il programma di interventi di ripresa italiano è stato denominato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e prevede un totale degli investimenti di 222,1 miliardi di euro.

E’ un ambizioso programma di riforme che pone obiettivi di medio e lungo termine, coinvolgendo un arco temporale che va ben oltre la durata del NextGenerationEU, il cui termine è fissato al 2026.

Si tratta di un intervento epocale, che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e accompagnare il Paese in un percorso di transizione ecologica e ambientale.

Gli assi portanti e prioritari del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono la transizione verde e digitale del Paese, obiettivi a cui sono destinate la maggior parte delle risorse, in linea con le indicazioni della Commissione europea. Secondo quanto programmato dal Governo italiano, ben il 27% delle risorse saranno impiegate nel settore digitale.

LA STRUTTURA DEL PNRR: SFIDE, MISSIONI E AZIONI

Il Piano è strutturato in sfide, missioni e azioni.

In osservanza alle linee guida dell’Unione Europea, le sfide che il PNRR si pone e che l’Italia si impegna a vincere nei prossimi anni, consistono nel:

  • Migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell’Italia
  • Ridurre l’impatto sociale ed economico della crisi pandemica
  • Sostenere la transizione verde e digitale
  • Innalzare il potenziale di crescita dell’economia e la creazione di occupazione.

Le sei missioni in cui si articola il Recovery Plan italiano rappresentano aree tematiche strutturali di intervento, i pilastri del progetto di riforma:

  1. Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo
  2. Rivoluzione verde e transizione ecologica
  3. Infrastrutture per la mobilità
  4. Istruzione, formazione, ricerca e cultura
  5. Equità sociale, di genere e territoriale
  6. Salute

A loro volta le missioni sono suddivise in cluster (insiemi) di progetti omogenei e funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo.

Nell’ambito della prima missione, il Governo punta alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, dell’istruzione, della sanità e del fisco, in modo da rendere più efficienti e tempestivi i servizi resi al cittadino e alle imprese.  Si ritiene, inoltre, che la Pubblica Amministrazione potrà svolgere una funzione di catalizzatore della digitalizzazione del settore privato. In questa prospettiva, la Pubblica Amministrazione potrebbe richiedere la piena digitalizzazione delle procedure di interazione con i suoi fornitori. Pertanto, è necessario favorire i processi di trasformazione digitale delle imprese italiane, potenziando gli strumenti per la transizione del sistema produttivo e completando il processo di infrastrutturazione digitale.

L’obiettivo è promuovere investimenti che favoriscano l’innovazione in settori strategici come l’agroalimentare, il settore delle telecomunicazioni, dei trasporti e il settore aerospaziale.

L’Italia deve ambire ad essere un Paese innovatore e a tal fine è indispensabile una crescita sensibile degli investimenti privati in R&S, che colmi un gap strutturale e di lungo termine con le principali economie europee. Rafforzare il Paese significa anche sostenere la crescita delle PMI, vero motore propulsivo del sistema Italia, potenziando la capacità delle imprese italiane di competere sui mercati internazionali e di far fronte alle crisi economiche.

La Missione del Recovery Plan che ha ad oggetto la rivoluzione verde e la transizione ecologica richiede che l’Italia intensifichi il proprio impegno per far fronte ai nuovi più ambiziosi obiettivi europei di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, fissati dallo European Green Deal.

E’ previsto il potenziamento delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati e degli stabilimenti produttivi. Altri interventi riguardano una gestione accorta delle risorse naturali, la promozione dell’economia circolare e misure per accrescere la resilienza ai cambiamenti climatici.

La terza missione del Recovery Plan denominata “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”, ha come obiettivo primario lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese. Il Governo investe inoltre nella modernizzazione e il potenziamento delle linee ferroviarie regionali, sul sistema portuale e nella digitalizzazione della catena logistica.

Nell’ambito della quarta missione dedicata all’istruzione, alla formazione, alla ricerca e alla cultura, l’obiettivo è rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico. Il Governo punta al miglioramento della qualità della formazione scolastica attraverso la digitalizzazione dei processi e degli strumenti di apprendimento e l’adeguamento delle competenze alle esigenze dell’economia ed agli standard internazionali. In questo quadro, saranno anche adottate iniziative per la riqualificazione, formazione e selezione del personale.

La quinta missione di inclusione e coesione, prevede una partecipazione facilitata al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzando le politiche attive del lavoro e favorendo l’inclusione sociale.

La sesta ed ultima area di intervento del Recovery Plan italiano riguarda il tema della salute, con un rafforzamento dei servizi sanitari sul territorio. La pandemia ha fatto chiaramente emergere i limiti del sistema sanitario del nostro Paese, che necessita di essere ammodernato e digitalizzato.

Recovery plan

L’INNOVAZIONE IN ITALIA

In tema di digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, l’Italia deve rimediare al notevole gap rispetto alla media UE in termini di spesa per R&S, di capacità di attirare e trattenere competenze, di qualità dei percorsi formativi, di copertura e velocità delle connessioni fisiche di rete, di competenze digitali e di servizi, in special modo di quelli offerti dalla Pubblica Amministrazione.

Lo European Innovation Scoreboard colloca stabilmente l’Italia nel gruppo dei Paesi ‘moderatamente innovatori’ insieme ai Paesi mediterranei e dell’Europa Orientale.

Il numero di ricercatori ogni 10.000 abitanti in Italia è di 23.1, poco più della metà della media UE;

solo il 76% della popolazione appartenente alla fascia 16-74 anni utilizza i servizi online a fronte dell’87% della media UE nel 2019;

soltanto il 22% dei cittadini dimostra competenze digitali avanzate, con quote fortemente differenziate per età e per aree geografiche.

L’innovazione digitale migliora l’efficienza del sistema produttivo e per tale ragione in Italia sono già state introdotte misure che promuovono gli investimenti privati in tecnologie e formazione 4.0, come il caso del Piano Nazionale Transizione 4.0, di cui abbiamo parlato in questo articolo. L’effetto propulsivo a favore degli investimenti in trasformazione tecnologica realizzati dalle imprese, è garantito dal riconoscimento del credito d’imposta a favore di queste ultime.

STIME OTTIMISTICHE PER IL FUTURO

La scadenza per la consegna da parte degli Stati Membri dei propri Recovery Plan era stata fissata dalla Commissione Europea al 30 aprile. I primi a consegnare il programma nazionale di riforme sono stati la Germania, la Grecia, la Francia, il Portogallo e la Slovacchia. L’Italia ha puntualmente rispettato il termine di consegna, ma Bruxelles fa sapere che non si tratta di un termine ferreo.  L’attenzione deve essere focalizzata sulla produzione di un documento di qualità, obiettivo da raggiungere anche in deroga ai limiti temporali.

L’Italia potrebbe ricevere già in estate un anticipo dei fondi Ue di 25 miliardi ed avviare così la ricostruzione post pandemia.

Gli analisti stimano che il Recovery Plan favorirebbe un incremento del Pil di un punto percentuale per ogni anno fino al 2026, con una crescita complessiva doppia rispetto alle previsioni del Governo.

Nel futuro prossimo assisteremo, e al contempo saremo attori, di uno dei progetti di riforma più impattanti degli ultimi anni. Le previsioni ci raffigurano nel futuro come una società fortemente digitalizzata, in un contesto economico prospero, con un tessuto imprenditoriale innovativo ed integrato.