Il mercato dell’intelligenza artificiale ha registrato nel 2023 una crescita record in Italia, con un +52% rispetto al 2022, raggiungendo il valore di 760 milioni di euro.
Ecco perché in Italia, come d’altronde nel resto del mondo, non si fa che parlare di IA.
I dati dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, ci dicono che il 98% degli italiani ha sentito parlare di intelligenza artificiale, e più di un italiano su quattro ne ha una conoscenza medio-alta.
Se da un lato, però, c’è grande interesse sull’argomento, è anche vero che essendo una tecnologia emergente, sono ancora molto diffuse le incertezze che riguardano la sua applicazione, espresse senza indugio anche da parte delle imprese.
Nonostante ciò, un approccio pioneristico sta interessando diverse aziende italiane, per lo più le grandi aziende, che hanno maggiori risorse da investire nella sperimentazione delle nuove tecnologie.
Prima però di analizzare lo stato dell’arte dell’adozione dell’IA nei processi aziendali, partiamo da una panoramica generale sul livello di digitalizzazione delle imprese italiane, andando ad analizzare il Digital Intensity Index, un indicatore che permette di individuare le aree in cui le imprese italiane incontrano maggiori difficoltà.
L’indicatore prende in esame 12 diverse tecnologie digitali:
- percentuale di addetti connessi >50%;
- utilizzo di tecnologie di IA;
- connessione ad Internet in banda larga fissa a velocità di download >= 30 Mbit/s;
- analisi dei dati all’interno o all’esterno;
- acquisto di servizi di cloud computing;
- acquisto di servizi di cloud computing sofisticati o intermedi;
- utilizzo dei social media;
- utilizzo di ERP;
- utilizzo di CRM;
- utilizzo di almeno due social media;
- valore delle vendite online almeno pari all’1% dei ricavi totali (sul fatturato totale);
- vendite via web maggiori dell’1% dei ricavi e vendite via web verso consumatori privati (B2C) superiori al 10% del totale delle vendite via web.
Secondo il Report Imprese e ICT pubblicato da Istat, nel 2023 il 60,7% delle piccole e medie imprese ha adottato almeno 4 attività digitali sulle 12 utilizzate per comporre l’indicatore. Il 61,4% delle imprese con almeno 10 addetti, ha invece acquistato soluzioni di cloud computing, percentuale che supera di gran lunga la media registrata nei paesi Ue, che si attesta al 45,2%.
Confrontando i dati delle PMI con quelli delle imprese di grandi dimensioni, i divari maggiori si riscontrano, a scapito delle PMI, nelle attività che richiedono maggiore competenza specialistica, ossia l’analisi dei dati e l’utilizzo di software gestionali quali ERP e CRM. A dividere PMI e grandi aziende, vi è anche l’utilizzo più intensivo di social media e di servizi più sofisticati di cloud computing (55,1% e 80,1%).
Fonte: Report Imprese e ICT, Istat, anno 2023.
Quindi, l’introduzione delle nuove tecnologie da parte delle imprese italiane, è direttamente dipendente dalla dimensione aziendale. Ma questa non è una novità. In Italia la caratteristica dimensionale delle imprese è l’elemento che maggiormente ne condiziona il livello di digitalizzazione.
Un quarto delle PMI si posizionano ad un livello “base” di digitalizzazione, che prevede l’utilizzo di Internet, l’adozione di soluzioni di cloud computing e l’utilizzo dei social media, ma ancora non si registra l’uso di software gestionali, tantomeno di tecnologie di intelligenza artificiale. Nel caso delle grandi imprese è invece più diffusa una combinazione complessa che conta almeno nove tecnologie, tra queste: connessione a Internet, cloud e analisi dei dati effettuata all’interno o all’esterno dell’impresa.
Fonte: Report Imprese e ICT, Istat, anno 2023.
Nel 2023, appena il 14,3% delle imprese dichiara di condividere elettronicamente (tramite siti web, app, sensori in tempo reale) i dati con i fornitori o i clienti all’interno della catena di approvvigionamento (ad esempio, informazioni sui livelli delle scorte, stato di avanzamento delle consegne, erogazione di servizi, previsioni di domanda, disponibilità dei prodotti, caratteristiche dei clienti, informazioni relative alla produzione o la manutenzione).
L’adozione dell’IA da parte delle imprese italiane
Benché la tecnologia sti stia affermando con rapidità e sia costantemente attiva la sperimentazione sui potenziali campi di applicazione, in Italia solo il 5% delle imprese con almeno 10 addetti, utilizza le tecnologie dell’intelligenza artificiale, rispetto all’8% delle media europea. È interessante notare come l’adozione da parte delle aziende italiane sia in calo rispetto al 2022, in cui i dati mostravano un’adozione del 6,2%. Appare lecito domandarsi perché, nonostante l’evoluzione della tecnologia e la crescente consapevolezza degli effetti positivi che comporta, soprattutto in termini di maggiore efficienza operativa, l’IA sembrerebbe non occupare un posto d’onore nella strategia di digitalizzazione delle imprese.
A frenare l’adozione delle tecnologie di intelligenza artificiale è prevalentemente la mancanza di competenze, un ostacolo per la maggior parte delle imprese che hanno dichiarato di aver preso in considerazione l’utilizzo delle tecnologie di IA senza poi adottarle. A questo si aggiungono i costi ancora troppo elevati e l’indisponibilità o la scarsa qualità dei dati necessari per l’utilizzo di questa tecnologia.
Vediamo quali sono le applicazioni pratiche dell’IA nei processi aziendali:
- analisi dei documenti di testo (es. Text mining);
- conversione della lingua parlata in un formato leggibile dal dispositivo informatico (riconoscimento vocale);
- generazione del linguaggio scritto e parlato (generazione del linguaggio naturale, sintesi vocale);
- identificazione di oggetti o persone sulla base di immagini o video (riconoscimento, elaborazione delle immagini);
- analisi dei dati attraverso l’apprendimento automatico (es. machine learning, deep learning, reti neurali);
- automatizzazione dei flussi di lavoro e supporto ai processi decisionali (es. Process Automation, software robot che utilizzano tecnologie di IA per automatizzare le attività umane);
- movimentazione fisica delle macchine tramite decisioni autonome basate sull’osservazione dell’ambiente circostante (robot o droni autonomi, veicoli a guida autonoma).
Tra tutti quelli citati, uno degli ambiti in cui l’IA è maggiormente impiegata riguarda l’automatizzazione dei flussi di lavoro tramite robot (40,1% nel 2023 contro il 30,5% del 2022), l’estrazione di conoscenza e informazione da documenti di testo (39,3%, era al 37,9% nel 2022) e la conversione della lingua parlata in formati leggibili attraverso tecnologie di riconoscimento vocale (31,0% e stabile rispetto all’anno precedente). Oltre la metà delle imprese del settore manifatturiero adotta poi i sistemi di intelligenza artificiale per gestire i processi di produzione, con finalità di manutenzione predittiva e controllo qualità.
L’IA offre strumenti di analisi e di apprendimento automatico che consentono alle imprese di identificare modelli, tendenze e insight significativi, fornendo una base solida per prendere decisioni informate e anticipare le esigenze del mercato. Attraverso l’automazione dei processi aziendali e l’ottimizzazione delle catene di approvvigionamento, le aziende possono ridurre i costi operativi, migliorare l’efficienza e ridurre i tempi di produzione. Questo porta non solo a una maggiore competitività sul mercato, ma anche ad un miglioramento complessivo delle prestazioni aziendali.
Machine learning, deep learning e reti neurali sono applicazioni dell’IA che però, almeno per ora, stanno trovando prevalentemente impiego nelle grandi imprese.
Oltre alla gestione dei dati, altra area di applicazione dell’IA particolarmente interessante è la personalizzazione dell’esperienza cliente. Tramite gli algoritmi di IA è possibile analizzare il comportamento dei clienti, intercettare le preferenze e le interazioni passate, per offrire prodotti e servizi su misura e migliorare l’engagement.
Nonostante i numerosi vantaggi offerti dall’IA, sono diverse le considerazioni da non sottovalutare. Una delle principali preoccupazioni riguarda la sicurezza dei dati e la privacy, specialmente considerando le normative sempre più rigorose in materia di protezione dei dati personali. Le imprese devono garantire che l’implementazione dell’IA rispetti le normative vigenti e mantenga la sicurezza e la riservatezza dei dati dei clienti e delle aziende. Per un approfondimento, leggi qui.
Per facilitare l’adozione dell’IA da parte delle imprese italiane, è necessario investire nella formazione e promuovere la cultura dell’innovazione.
L’IA ha tutto il potenziale per generare un impatto positivo sull’economia italiana. È fondamentale, quindi, che l’innovazione tecnologica delle imprese sia sostenuta anche attraverso incentivi mirati che permettano di superarne gli ostacoli all’adozione, iniziativa che si affianca alla necessità di promuovere la collaborazione tra governo, aziende, università e centri di ricerca.