Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36 che sancisce la nascita del nuovo codice appalti, in vigore dal 1° aprile e operativo dal 1° luglio 2023.
Si conclude così l’iter di approvazione della riforma delle regole per l’affidamento di lavori, servizi e forniture avviato nel dicembre 2022. L’obiettivo principale è snellire la burocrazia nel settore degli appalti.
Con le disposizioni del nuovo codice appalti contenute nel Libro I – Parte II, in linea con gli obiettivi del PNRR, tale fine si concretizza nella digitalizzazione dell’intera procedura dei contratti pubblici.
La digitalizzazione della pubblica amministrazione è la vera grande sfida del nostro Paese per i prossimi anni. Il fine è realizzare una riforma del sistema economico-sociale e raggiungere quel grado di maturità tecnologica necessario per utilizzare la nuova fonte di ricchezza e di conoscenza rappresentata dai “dati”.
Le disposizioni del nuovo codice appalti gettano le basi per la creazione di una procedura dei contratti pubblici fondata sulla creazione di documenti nativi digitali e la condivisione dei dati. La caratteristica principale del nuovo sistema, che abiliterà un nuovo grado di efficienza nella gestione dei contratti pubblici, sarà l’interazione tra le nuove e le preesistenti banche dati.
Si realizza così la digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti, che come prima e immediata conseguenza porterà ad una notevole riduzione dei tempi delle procedure di gara.
L’obiettivo è creare un vero e proprio ecosistema nazionale per l’e-procurement costituito da una Banca dati nazionale dei contratti pubblici, un fascicolo virtuale dell’operatore economico, piattaforme di approvvigionamento digitale e procedure automatizzate nel ciclo di vita dei contratti pubblici.
Il sistema di procurement attuale della pubblica amministrazione
Ad oggi, la gestione del ciclo di vita dei contratti pubblici, inteso come l’insieme di tutte le attività che si susseguono dalla programmazione alla definizione del fabbisogno e fino alla completa esecuzione del contratto, rappresenta una delle attività più onerose per le amministrazioni perché avviene in larga parte con modalità tradizionali e richiede tempi lunghi e ingenti risorse. Da qui la necessità di un ripensamento complessivo delle procedure in ottica nativa digitale. Molte delle criticità dell’e-procurement che affliggono oggi il settore pubblico, sono dovute ad un approccio disfunzionale che si è cementato nel tempo e che si è limitato a digitalizzare solo singole fasi, senza modificare processi e procedure amministrative preesistenti, creando un sistema macchinoso ed inefficiente.
Dall’analisi condotta sullo stato dell’arte del sistema di procurement della pubblica amministrazione, emergono una serie di criticità, riconducibili prevalentemente alla complessa gestione infrastrutturale del processo di procurement, ad un’esperienza utente carente (ossia degli attori principali coinvolti nel processo e quindi pubbliche amministrazioni e operatori economici) e alla struttura e alle caratteristiche di alcune piattaforme di e-procurement utilizzate.
La digitalizzazione dei contratti pubblici risulta fondamentale, non solo per realizzare una vera transizione digitale, ma anche per il rilancio del Paese. Non a caso tra gli obiettivi più rilevanti del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza vi è proprio quello di “definire le modalità per digitalizzare le procedure per tutti gli appalti pubblici e concessioni e definire i requisiti di interoperabilità e interconnettività”.
Il nuovo Sistema Nazionale di e-Procurement
Il nuovo Sistema Nazionale di e-Procurement punta ad efficientare i processi grazie all’uso delle nuove tecnologie digitali, rinnovando le relazioni tra amministrazioni pubbliche e operatori.
In stretta aderenza alle direttive europee, il nuovo Sistema di e-Procurement, concorrerà a realizzare la digitalizzazione completa delle procedure di acquisto fino all’esecuzione del contratto (Smart Procurement), assicurando l’interoperabilità con i sistemi gestionali delle pubbliche amministrazioni. In un futuro si potranno prevedere sessioni d’asta digitali, l’uso delle tecnologie di machine learning per l’osservazione e l’analisi delle tendenze e l’impiego di sistemi di CRM evoluti con funzioni di chatbot.
Oltre a digitalizzare le procedure per tutti gli appalti pubblici e renderle più efficienti, gli interventi messi a punto nel nuovo codice appalti, rappresenteranno anche un’efficace misura di prevenzione della corruzione. Trasparenza, tracciabilità e controllo delle attività saranno le basi per costruire un sistema in grado di assicurare il rispetto della legalità. In ragione del potenziale economico che esprime, il settore delle commesse pubbliche rappresenta, infatti, un’attività fortemente esposta a condotte corruttive. Occorrono quindi presidi efficaci e qualificati per fare in modo che le risorse stanziate non vengano distolte dal perseguimento degli interessi pubblici.
Come cambierà il ciclo di vita dei contratti pubblici?
La digitalizzazione end-to-end del processo di acquisto delle amministrazioni, mediante la semplificazione delle procedure dei contratti pubblici e la realizzazione di un ecosistema integrato di piattaforme digitali, consentirà di ridurre notevolmente i tempi e i costi di queste attività e, di riflesso, consentirà la partecipazione di nuovi operatori economici alle procedure di appalto.
Come abbiamo già anticipato, assumeranno un ruolo centrale l’interconnessione e l’interoperabilità tra i sistemi telematici, rese possibili attraverso interfacce applicative (API).
Ciò consentirà un notevole risparmio di tempo per effettuare attività conoscitive (ad esempio, verifica dei requisiti di partecipazione degli operatori economici), nonché l’effettiva realizzazione del principio once only.
Nel nuovo codice appalti, il principio once only prevede che i dati relativi a tutte le procedure di affidamento e di realizzazione di contratti pubblici scambiati tra le amministrazioni e gli operatori, siano forniti una sola volta ad un solo sistema informativo, e non potranno essere richiesti da altri sistemi o banche dati.
Tutte le attività si svolgeranno su piattaforme telematiche “certificate” che faranno confluire le informazioni acquisite su un’unica banca dati centrale quale la Banca dati nazionale dei contratti pubblici di ANAC, che diventa l’infrastruttura tecnologica portante dell’ecosistema nazionale di e-procurement, un “Portale Unico per gli appalti” con accesso, tramite interoperabilità, a tutte le informazioni contenute nelle banche dati esistenti, anche a livello territoriale.
In base al tipo di procedura di affidamento da realizzare, le stazioni appaltanti potranno ricorrere, ove possibile, a procedure automatizzate nella valutazione delle offerte che implichino l’uso di soluzioni tecnologiche particolarmente innovative, ivi inclusa l’intelligenza artificiale. Inoltre, attraverso le piattaforme sarà possibile effettuare un controllo tecnico, contabile e amministrativo dei contratti, anche in fase di esecuzione.
Di seguito i principi fondamentali delle piattaforme di e-procurement indicati dalla Commissione europea e che hanno ispirato le disposizioni in tema di digitalizzazione contenute nel nuovo codice appalti:
- “digital by default“: le pubbliche amministrazioni dovrebbero fornire i servizi in formato digitale come opzione predefinita;
- “interoperability by default“: i servizi pubblici dovrebbero essere progettati per funzionare senza problemi in tutto il mercato unico e tra i silos organizzativi;
- “once only principle“: le pubbliche amministrazioni dovrebbero garantire che cittadini e imprese forniscano le stesse informazioni una sola volta ad una pubblica amministrazione;
- “cross-border by default“: le pubbliche amministrazioni dovrebbero rendere disponibili i servizi pubblici digitali pertinenti a livello transfrontaliero e prevenire un’ulteriore frammentazione, facilitando così la mobilità all’interno del mercato unico;
- “re-usability“: le pubbliche amministrazioni, di fronte a un problema specifico, dovrebbero cercare di trarre vantaggio dal lavoro di altri esaminando ciò che è disponibile, valutandone l’utilità o la rilevanza per il problema in questione;
- “user centricity“: i bisogni e i requisiti degli utenti dovrebbero guidare la progettazione e lo sviluppo dei servizi pubblici;
- “inclusiveness and accessibility“: le pubbliche amministrazioni dovrebbero progettare servizi pubblici digitali che siano inclusivi per impostazione predefinita e soddisfino esigenze diverse;
- “openness & transparency“: le pubbliche amministrazioni dovrebbero condividere informazioni e dati tra loro e consentire a cittadini e imprese di accedere al controllo e correggere i propri dati, nonché consentire agli utenti di monitorare i processi amministrativi che li coinvolgono;
- “trustworthiness & security“: tutte le iniziative dovrebbero andare oltre il semplice rispetto del quadro giuridico in materia di protezione dei dati personali, privacy e sicurezza informatica, integrando tali elementi nella fase di progettazione.
In ossequio a quanto richiesto a livello europeo, il nuovo codice appalti sostiene anche la diffusione della cultura della sicurezza informatica nella pubblica amministrazione e tra gli operatori economici, a presidio della protezione dei dati personali.
Il compimento del processo di digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti pubblici si completa poi con la formazione del personale addetto. La sfida della digitalizzazione richiede non solo l’acquisto di dispositivi hardware e software, ma sarà indispensabile anche la formazione e l’aggiornamento del personale incaricato della gestione delle nuove procedure digitali.
L’introduzione della digitalizzazione per ogni tipologia di contratto pubblico indica un traguardo ambizioso che potrà realizzarsi compiutamente man mano che le stazioni appaltanti si doteranno degli strumenti tecnologici necessari e crescerà la dimestichezza e la padronanza con i nuovi servizi informatici. Lo sforzo richiesto alle amministrazioni in generale, alle stazioni appaltanti e agli operatori economici, soprattutto nella fase iniziale di attuazione delle norme contenute nel nuovo codice appalti, dovrà necessariamente tenere conto del differente livello di adeguatezza degli uffici, del grado di formazione dei soggetti coinvolti e della necessità per le stazioni appaltanti di riorganizzare le strutture coinvolte, in termini di dotazione tecnologica, di formazione del personale e di reingegnerizzazione dei processi.
Fonte: Relazione illustrativa