Il Report ServiceNow Insight and Vision 2020 di Acorio, società acquisita nell’ottobre del 2020 da NTT Data Services, leader mondiale nel settore dei servizi digitali e IT, rivela che il 65% delle organizzazioni sta attualmente implementando una strategia di digitalizzazione, settore con un tasso di crescita del 20% su base annuale.
La digitalizzazione sta interessando tutti i settori e le imprese di ogni dimensione, in risposta alla crisi provocata dall’emergenza sanitaria in atto.
Prima del COVID-19, molte imprese stavano già incrementando l’uso delle tecnologie nelle loro attività, ma la pandemia ha imposto anche alle imprese più restie al cambiamento una nuova rotta da seguire, ristrutturando in chiave tecnologica il core business per soddisfare le nuove esigenze del mercato.
L’indagine ha inoltre rilevato che il 26% delle organizzazioni hanno iniziato a implementare l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico dall’inizio della pandemia COVID-19.
I dati rappresentano un forte segnale di cambiamento globale del modo di fare business e di competere sui mercati.
E se il progresso tecnologico è una necessità per le imprese che ambiscono alla competitività, esso al contempo rappresenta il veicolo per il raggiungimento degli obiettivi legati all’ambiente, all’aumento delle risorse e all’efficienza energetica, come specificato dall’ONU nell’Agenda 2030 che ingloba i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs. L’obiettivo numero 9 è infatti costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile.
Senza tecnologia e innovazione, non vi sarà industrializzazione, e senza industrializzazione non vi sarà sviluppo.
COSA ACCADE IN EUROPA
I risultati dell’indagine comunitaria sull’innovazione condotta dall’Eurostat, ottenuti sulla base di un’ampia serie di indicatori, hanno confermato la maggiore attenzione delle imprese all’innovazione e alla digitalizzazione anche in ambito europeo.
Infatti, la metà (50,3%) delle imprese dell’UE con almeno 10 dipendenti ha segnalato attività di innovazione.
La cybersecurity, per l’identificazione e la gestione delle minacce associate all’uso delle tecnologie informatiche, è la principale tecnologia del paradigma 4.0 impiegata dalle imprese europee. Il 92% ha utilizzato almeno una misura di sicurezza ICT e tra le grandi imprese, la quota cresce al 99%.
Le tecnologie di cloud computing sono state adottate dal 36% delle imprese europee nel 2020, principalmente per la posta elettronica e l’archiviazione di file. Rispetto al 2018, l’uso del cloud computing nell’UE è aumentato in particolare nel settore manifatturiero.
Fonte: Eurostat
COSA ACCADE IN ITALIA
Anche in Italia si conferma l’aumento della propensione alla digitalizzazione delle imprese.
Il Rapporto Istat pubblicato l’8 aprile 2021, riporta che il 55,7% delle imprese italiane ha svolto attività innovative nel triennio 2016-2018.
Il 49,7% delle imprese ha introdotto con successo nel mercato un’innovazione di prodotto oppure un’innovazione di processo.
Hanno investito in nuovi prodotti o processi il 76,3% delle grandi imprese, il 64,1% delle medie e il 47,3% delle piccole imprese.
L’industria in senso stretto si conferma il settore leader dell’innovazione con il 58,7% di imprese innovatrici. Seguono i servizi con il 46% e il settore delle costruzioni con il 29,3%.
Nonostante la propensione all’innovazione cresca all’aumentare della dimensione aziendale, rispetto al triennio precedente, è in forte aumento la propensione innovativa delle piccole e medie imprese.
Le statistiche sperimentali dell’Istat, nel rapporto pubblicato il 17 marzo 2020, evidenziano un dato degno di nota:
sebbene oggi molte imprese siano gestite con tecnologie digitali, spesso esse stesse non ne sfruttano pienamente il potenziale e, del resto, la velocità della trasformazione digitale varia in relazione ai Paesi, ai settori, le organizzazioni, i luoghi e le capacità manageriali.
Gli investimenti delle imprese in tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) che impattano sui processi di produzione, rappresentano un’importante leva per la crescita della produttività aziendale.
L’Istat negli ultimi anni ha effettuato diverse analisi sulla competitività delle imprese italiane in relazione ai livelli di digitalizzazione e di dotazioni di capitale (umano e fisico) a livello nazionale e territoriale, individuando da un lato la presenza di comportamenti virtuosi di digitalizzazione e dall’altra la necessità di poter disporre di input di capitale fisico ma soprattutto umano per riuscire a trasformare le ICT in opportunità di crescita.
L’analisi dei dati raccolti fa emergere una stretta correlazione tra l’utilizzo di ICT e propensione all’esportazione. In particolare, al crescere degli indicatori di digitalizzazione e dell’utilizzo di canali di vendita online di terzi oltre il proprio, cresce l’incidenza delle attività di esportazione.
Analogamente, si riscontra una correlazione positiva tra la produttività del lavoro misurata in termini di valore aggiunto per addetto e l’impiego delle tecnologie digitali soprattutto nelle imprese manifatturiere e dell’energia e in particolare per quelle che si trovano già in una posizione di elevata produttività.
L’Istat nel Report Imprese e ICT del 2020, afferma che sono il 15,5% le imprese con almeno 10 addetti che hanno investito in formazione ICT per i propri addetti, con una crescita di 4 punti percentuali rispetto al 2019.
Nel 2020, il 97,5% delle imprese con almeno 10 addetti utilizza connessioni in banda larga fissa o mobile, aumenta la percentuale di addetti che utilizzano un computer connesso a Internet per svolgere il proprio lavoro (53,2%; era 49,9% nel 2019). Tale incremento è probabilmente dovuto anche alla risposta delle imprese alla pandemia iniziata a marzo 2020.
L’indagine ha colto altri possibili segnali di reazione alle difficoltà indotte dall’emergenza sanitaria, come il deciso aumento di imprese con sito web che rendono disponibili informazioni sui prodotti e sui servizi offerti (dal 34% del 2019 al 55% del 2020) e di quelle che utilizzano servizi cloud (dal 23% del 2018 al 59% del 2020).